CRESCERE INSIEME
Don Michele 0422-772002 cell.340-9622020
Don Mario 0422-774092 cell.380-6433849
Don Marco 349-4548139
foglietto del 22 settembre 2024
APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA
Giorno |
Ora | Parrocchia |
APPUNTAMENTI |
DOM 22 | 11.00 | CAMALO’ | S. Messa con presentazione dei cresimandi |
MART 24 | 20.00 | CAMALO’ | Riunione Scuola Materna |
GIOV 26 | 20.30 | SANTANDRA’ | Consiglio Infanzia Scuola Materna |
VEN 27 | 19.15 | POVEGLIANO | Preparazione battesimo del 29 |
21.00 | POVEGLIANO | Adorazione Eucaristica di Lode | |
SAB 28 | 15.00 | ARCADE | MATRIMONIO BIGOLIN RICCARDO E BOFFO CHIARA (celebra Padre Felice) |
DOM 29 | giornata | PACS | Uscita dei CRESIMANDI in Seminario a Treviso |
9.30 | POVEGLIANO | BATTESIMO di Bernardino Enrico | |
10.00 | ARCADE | BATTESIMI di Brolli Leone di Francesco e Veronica e di Rossi Ryan di Christian e Rebecca | |
10.30 | SANTANDRA’ | BATTESIMO di Bianchini Beatrice |
“La nostra vita è un camminare, illuminati dalle luci che rischiarano la strada,
per trovare la pienezza della verità e dell’amore.”
(Papa Francesco)
PELLEGRINAGGIO A FATIMA E SANTIAGO (continua…)
Santiago de Compostela deve la sua fama all’apostolo Giacomo il Maggiore le cui sacre spoglie, secondo la tradizione, riposano nella splendida cattedrale, capolavoro dell’arte romanica e barocca. Dal Medioevo Santiago cominciò ad attirare moltitudini di pellegrini da tutta Europa divenendo, insieme a Gerusalemme e a Roma, una delle capitali della cristianità. Ancora oggi migliaia di persone percorrono, attraverso Francia e Spagna, il lungo e faticoso “Cammino di Santiago”.
“San Giacomo, fai risuonare la speranza!, così che tutti possano abbracciare la novità liberatrice del cristianesimo per dare risposte credibili alle domande esistenziali di ciascuno. Il sentimento dell’ignoto sta generando incertezza sul futuro ed è per questo che, in una civiltà occidentale dall’anima impoverita, c’è bisogno di Cristo, Colui che dà speranza, affinché la vita non sia condannata ad essere priva di significato”.
Apertura Porta Santa 31 dicembre 2020, Omelia del Vescovo di Santiago di Compostela
22 Settembre 2024 – Anno B – XXV Tempo Ordinario
“chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato” (Mc 9,30-37)
RIFLESSIONE
Un’alternanza di strade e di case: i tre anni di Galilea sono raccontati così dall’evangelista Marco. Gesù ha lasciato liberi i discepoli di stare tra loro, per tutto il tempo che vogliono, con i pensieri che hanno, con le parole che sanno, senza stare loro addosso, controllare tutto, come un genitore ansioso. Poi il Vangelo cambia ambientazione: giungono in casa, e allora cambia anche la modalità di comunicazione di Gesù: sedutosi, chiamò i dodici e disse loro (sedette, chiamò, disse: tre verbi tecnici che indicano un insegnamento importante): di cosa stavate parlando?
Di chi è il più grande! Questione infinita, che inseguiamo da millenni, su tutta la terra: questa fame di potere, questa furia di comandare è da sempre un principio di distruzione nella famiglia, nella società, nella convivenza tra i popoli.
Gesù si colloca a una distanza abissale da tutto questo: se uno vuol essere il primo sia il servo. Ma non basta, c’è un secondo passaggio: “servo di tutti”, senza limiti di gruppo, di famiglia, di etnìa, di bontà o di cattiveria. Non basta ancora: «Ecco io metto al centro un bambino», il più inerme e disarmato, il più indifeso e senza diritti, il più debole e il più amato! Proporre un bambino come modello del credente è far entrare nella religione l’inaudito. Cosa sa un bambino? Il gioco, il vento delle corse, la dolcezza degli abbracci. Non sa di filosofia, di teologia, di morale. Ma conosce come nessuno la fiducia, e si affida. Gesù ci propone un bambino come padre nella fede. «Il bambino è il padre dell’uomo» (Wordsworth).
I bambini danno ordini al futuro, danno gioia al quotidiano. La casa ha offerto il suo tesoro, un cucciolo d’uomo, parabola vivente, piccola storia di vita che Gesù fa diventare storia di Dio: Chi lo abbraccia, abbraccia me! Gesù offre il suo tesoro: il volto di un Dio che è non onnipotenza ma abbraccio: ci si abbraccia per tornare interi (A. Merini), neanche Dio può stare solo, non è “intero” senza noi, senza i suoi amati.
Chi accoglie un bambino accoglie Dio!
Parole mai dette prima, mai pensate prima. I discepoli ne saranno rimasti sconcertati: Dio come un bambino! Vertigine del pensiero. L’Altissimo e l’Eterno in un bambino? Se Dio è come un bambino significa che devi prendertene cura, va accudito, nutrito, aiutato, accolto, gli devi dare tempo e cuore (E. Hillesum).
(da padre Ermes Ronchi)