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APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA
Giorno |
Ora | Parrocchia |
APPUNTAMENTI |
MART 25 | 20.45 | SANTANDRA’ | Consiglio Infanzia Scuola Materna |
GIOV 27 | == | ARCADE | Pulizia chiesa |
20.30 | SANTANDRA’ | Incontro catechiste 1^ media della Collaborazione | |
VEN 28 | ———- | CAMALO’ | Gita Grest al Parco Acquatico “AQUAFOLLIE” (Caorle) |
21.00 | POVEGLIANO | ADORAZIONE EUCARISTICA DI LODE |
Quando l’anima balla: stanchezza e riposo
Buon senso, buon umore e apertura verso gli altri: con questa ricetta spieghiamo alcuni aspetti del riposo, nella nostra vita altrettanto necessari come il lavoro.
«Quando il corpo sta bene l’anima balla». La prima volta che san Josemaría udì questo proverbio italiano non gli piacque: non poche volte egli aveva conosciuto persone che, pur in mezzo a grandi sofferenze fisiche, erano piene di gioia e di pace: «Il corpo sta bene – anche se è malato – e l’anima balla, se per noi ha un senso la vita soprannaturale», disse qualche volta. Peraltro apprezzava la saggezza di questo modo di dire: l’essere umano è, inseparabilmente, corpo e spirito; e, come lo spirito, a seconda del suo stato d’animo, può trascinare il corpo oppure indebolirlo, il corpo può essere l’altoparlante dello spirito quando è sano, ma può anche essere di ostacolo quando la salute traballa.
Se è più importante prevenire che curare, il riposo è una delle migliori misure di prevenzione. Come in tutto il resto della nostra vita, anche qui Dio si affida alle nostre normali buone opere: si tratta di equilibrare l’impegno per i nostri obblighi con la responsabilità di riprendere le forze necessarie per continuare ad adempierli. Riposare, perciò, non è un lusso né una forma di egoismo; è una necessità, un dovere. «Stammi bene», si dice a volte tra amici e parenti nel congedarsi: ci ricordiamo a vicenda che la nostra salute è un dono di Dio. Un dono per servire gli altri, che è necessario proteggere. Senza drammatizzare, ma con decisione. Il Papa lo ricorda anche con il saggio e paterno consiglio del Siracide: «Figlio, per quanto ti è possibile, tràttati bene […] Non privarti di un giorno felice» (Sir 14, 11.14).
23 giugno 2024 – Anno B – XII Tempo Ordinario
“Perché avete paura? Non avete ancora fede?” (Mc 4,35-41)
RIFLESSIONE
Noi siamo naviganti su fragili legni nel mare della vita, su gusci di noci. Non è nel segno del Vangelo restarsene al sicuro, attraccati alla banchina o fermi all’ancora: il nostro posto non è nei successi, ma in una barca in mare aperto, dove prima o poi durante la navigazione della vita verranno acque agitate e vento contrario. Vera pedagogia è quella di Gesù: trasmettere non paura, ma la passione per il mare aperto, il desiderio di navigare avanti, la gioia del mare alto e infinito.
Nella breve navigazione Gesù si addormenta, sfinito. Io non so perché si alzano tempeste nella vita; io come Luca, Marco, Matteo, che raccontano tempeste sempre uguali e tutte senza perché. Vorrei anch’io un cielo sempre sereno e luci chiare a indicare la navigazione, un porto sicuro e vicino. Ma la barca, simbolo di me, della mia vita fragile, della grande comunità, intanto resiste! E non perché finiscono i problemi, ma per il miracolo umile dei rematori che non abbandonano i remi, che sostengono ciascuno la speranza dell’altro.
A noi invece pare di essere abbandonati appena si alza il vento di una malattia, di una crisi familiare, di relazioni che dolgono; ci sentiamo naufraghi in una storia dove Dio sembra dormire, anziché intervenire subito, ai primi segni della fatica, al primo morso della paura, appena il dolore ci artiglia come un predatore
Allora ecco il grido: Non ti importa che moriamo? Eloquenza dei gesti: Gesù si destò, minacciò il vento e il mare…, perché sì, mi importa di voi. Mi importano i passeri del cielo e voi valete più di molti passeri; mi importano i gigli del campo e voi siete più belli di tutti i fiori del mondo. Mi importi al punto che ti ho contato i capelli in capo e tutta la paura che porti nel cuore: sono con te; mi fai argine al buio, luce nel riflesso più profondo delle tue lacrime. Nelle mie notti Dio è con me; «non mi salva “dalla” tempesta ma “nella” tempesta; non protegge dal dolore, ma nel dolore. Non salva il Figlio dalla croce, ma nella croce» (D. Bonhoeffer). Lui è con noi, a salvarci da tutti i nostri naufragi, è qui da prima del miracolo: Lui è in tutti coloro che, insieme, compiono i gesti esatti e semplici che proteggono la vita.
(da padre Ermes Ronchi)