Informazioni del 30 marzo 2025

Pubblicato giorno 29 marzo 2025 - Info settimanali

CRESCERE INSIEME


Don Michele 0422-772002 cell.340-9622020
Don Mario 0422-774092 cell.380-6433849
Don Marco 349-4548139


foglietto del 30 marzo 2025

APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA

Giorno

Ora Parrocchia

APPUNTAMENTI

DOM 30 11.00 CAMALO’ BATTESIMO di Botter Bianca, Calesso Mattia e Mattiuzzo Enea
LUN 31 19.30 SANTANDRA’ “A TAVOLA CON LA PAROLA”
MERC 2 20.30 POVEGLIANO Incontro congiunto dei Consigli Pastorali delle 4 parrocchie con il Consiglio della Collaborazione
GIOV 3 19.00 SANTANDRA’ Adorazione notturna e possibilità di confessioni (h. 19-20)
20.45 CAMALO’ Gruppo Lettori
VEN 4 20.30 VOLPAGO VIA CRUCIS VICARIALE. Partenza da “Casa dei Giacinti” a Volpago e arrivo in chiesa a Selva
SAB 5 9.30-12.00 CAMALO’ CONFESSIONI dei ragazzi della catechesi
10.00 ARCADE Alle scuole elementari benedizione per la piantumazione nuovi alberi
11.00 ARCADE MATRIMONIO di Girotto Roberto e Rossetto Sara
15.30 CAMALO’ Incontro dell’ equipe di evangelizzazione
DOM 6 10.00 ARCADE SANTA MESSA ALLE SCUOLE ELEMENTARI “DIVISIONE JULIA”

 


Il logo del Giubileo

Il Logo rappresenta quattro figure stilizzate per indicare l’umanità proveniente dai quattro angoli della terra. Sono una abbracciata all’altra, per indicare la solidarietà e fratellanza che deve accomunare i popoli. Si noterà che l’apri-fila è aggrappato alla croce. È il segno non solo della fede che abbraccia, ma della speranza che non può mai essere abbandonata perché ne abbiamo bisogno sempre e soprattutto nei momenti di maggiore necessità. È utile osservare le onde che sono sottostanti e che sono mosse per indicare che il pellegrinaggio della vita non sempre si muove in acque tranquille. Spesso le vicende personali e gli eventi del mondo impongono con maggiore intensità il richiamo alla speranza. È per questo che si dovrà sottolineare la parte inferiore della Croce che si prolunga trasformandosi in un’ancora, che si impone sul moto ondoso. Come si sa l’ancora è stata spesso utilizzata come metafora della speranza. L’ancora di speranza, infatti, è il nome che in gergo marinaresco viene dato all’ancora di riserva, usata dalle imbarcazioni per compiere manovre di emergenza per stabilizzare la nave durante le tempeste. Non si trascuri il fatto che l’immagine mostra quanto il cammino del pellegrino non sia un fatto individuale, ma comunitario con l’impronta di un dinamismo crescente che tende sempre più verso la Croce. La Croce non è affatto statica, ma anch’essa dinamica, si curva verso l’umanità come per andarle incontro e non lasciarla sola, ma offrendo la certezza della presenza e la sicurezza della speranza. È ben visibile, infine, con il colore verde, il Motto del Giubileo 2025, Peregrinantes in Spem.


 

30 marzo 2025 – IV Quaresima Lætare

 “Si alzò e tornò da suo padre”   (Lc 15,1-3.11-32)     

RIFLESSIONE

La parabola più famosa, più bella, più spiazzante, si articola in quattro sequenze narrative.

Prima scena. Un padre aveva due figli: nel Libro le storie di fratelli non sono mai facili, spesso raccontano di violenza e di menzogne. E sullo sfondo il dolore muto dei genitori, di questo padre così diverso: non ostacola la decisione del ragazzo; lo consegna alla sua libertà, e come dote non dovuta cede la metà dei beni di famiglia.

Secondo quadro. Il giovane inizia il viaggio della vita, ma le sue scelte sbagliate (sperperò il denaro vivendo da dissoluto) producono una perdita di umanità: il principe sognatore diventa servo, un porcaio che ruba ghiande per sopravvivere. Allora rientra in sé, e rivede la casa del padre, la sente profumare di pane. Ci sono persone nel mondo con così tanta fame che per loro Dio (o il padre) non può che avere la forma di un pane (Gandhi). Decide di tentare, non chiederà di essere il figlio di ieri, ma uno dei servi di adesso: non osa più cercare un padre, cerca un padrone; torna per fame; non per amore, ma per non morire.

Terza sequenza. Il ritmo della storia cambia, l’azione si fa incalzante. Il figlio si incammina e il padre, che è attesa eternamente aperta, lo vede che era ancora lontano e gli corre incontro. L’uomo cammina, Dio corre.; l’uomo si avvia, Dio è già arrivato. E ha già perdonato in anticipo di essere come siamo, prima ancora che apriamo bocca. Il tempo dell’amore è prevenire, buttare le braccia al collo, fretta di carezze dopo la lunga lontananza.

La Bibbia sembra preferire storie di ricomposizione a storie di fedeltà infrangibile. Non ci sono personaggi perfetti nella Bibbia, il Libro è pieno di gente raccolta dalle paludi, dalle ceneri, da una cisterna nel deserto, da un ramo di sicomoro.

L’ultima scena si svolge attorno a un altro figlio, che non sa sorridere, che non ha la musica dentro, che pesa e misura tutto con un cuore mercenario. Ma il padre, che vuole figli intorno e non servi, esce e lo prega, con dolcezza, di entrare: vieni, è in tavola la vita. E la modernità di un finale aperto. È giusto il padre della parabola? Dio è così? Così eccessivo, così tanto, così oltre? Sì, immensa rivelazione per cui Gesù darà la vita: Dio è amore!
(da padre E. Ronchi)


foglietto del 30 marzo 2025